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Pantone, un sistema di codifica cromatica universale

9 Luglio 2018
“Vedessi come sono elegante: ho un bel vestito grigio… grigio gatto, quasi topo!”. Così recitava un vecchio film, strappando allo spettatore una risata spontanea, derivante del fatto che definire precisamente un colore sia, anche nella realtà quotidiana, un’impresa spesso complicata!

“Vedessi come sono elegante: ho un bel vestito grigio… grigio gatto, quasi topo!”. Così recitava un vecchio film, strappando allo spettatore una risata spontanea, derivante del fatto che definire precisamente un colore sia, anche nella realtà quotidiana, un’impresa spesso complicata! Ognuno di noi ha infatti dei propri riferimenti cromatici e una personale interpretazione dei colori. Anche l’ambiente che ci circonda influenza la nostra percezione e quel bel vestito appena acquistato ci appare diverso a casa rispetto a quando lo abbiamo provato sotto i faretti del negozio. Allo stesso modo il ciano che abbiamo approvato dopo averlo visto a video potrebbe deluderci una volta visto stampato sui nostri biglietti da visita.

L’importanza di un riferimento in ambito produttivo

Certamente in ambito colloquiale possiamo continuare a parlare di prati verdi, occhi azzurri, carta bianca e perfino di una ridondante rosa rosa, ma in ambito industriale è necessario identificare con la massima precisione e inequivocabilità un colore, per evitare di incorrere in errori di produzione o riproduzione. Gli errori e le incomprensioni in fase produttiva, si sa, costano in termini monetari, di tempi e di risorse e occorre quindi un chiaro riferimento comune, valutato a monte.

Pantone nasce proprio per rispondere a questa esigenza, fornendo un riferimento che consente di comunicare i requisiti cromatici esatti in un linguaggio riconosciuto in tutto il mondo. I riferimenti sono adatti a diversi settori, dalla carta stampata al packaging, dalla moda alla progettazione di prodotti. Nel 1963, anno di nascita dell’azienda statunitense, proprietari di marchi e progettisti tirano un sospiro di sollievo, sapendo che gli stampatori avrebbero finalmente potuto comprendere e ottenere il colore immaginato, grazie a un linguaggio cromatico universale.

È fondamentale infatti, 55 anni fa come oggi, che il colore scelto appaia in stampa senza sorprese o variazioni, che sia costante su tutta la linea produttiva e che venga correttamente declinato su tutti i supporti. Gli addetti ai lavori e i loro clienti sanno bene come il colore aziendale sia una scelta oculata che, quasi quanto il marchio stesso, deve identificare agli occhi del cliente l’azienda già a una prima occhiata. È infatti dimostrato che un determinato colore può aumentare la riconoscibilità del brand dell’87%. E nessuno vuole perdere in visibilità, confondersi nella massa o, ancora peggio, essere scambiato per la concorrenza.

Pantone, diversi supporti per adattarsi alle diverse esigenze

Come detto, Pantone fornisce un riferimento univoco per ambiti che vanno dalla moda all’editoria. Esigenze diverse portano però a riferimenti e supporti diversi. Circa 5.000 colori sono distinti in due macro-categorie: 2.678 di questi appartengono al sistema PMS (Pantone Matching System), un sistema alfanumerico brevettato per i colori utilizzati nelle arti grafiche. Le palette PMS vengono catalogate per colorecolori base, pastello o metallici – e per supporto. Esistono infatti guide con campioni a ventaglio, cataloghi con schede rimovibili (e inviabili al vostro tipografo per fornirgli un riferimento assoluto e per evitare ogni ambiguità) e addirittura palette customizzabili in base alle vostre esigenze.

Il sistema Pantone FHI (Fashion, Home + Interiors), con i suoi 2.310 colori, è invece leader mondiale nell’ambito degli standard di colore per i settori della moda e dell’industria. Disponibili in tre supporti (rivestimento laccato su carta, tessuti in cotone e plastica) e progettate per mostrare l’aspetto del colore sul prodotto, le palette FHI offrono un riferimento supportato da dati spettrali per le applicazioni su tessuti o su altri supporti come ceramica, vernici, cosmetici a colori, casalinghi, accessori di moda e articoli in pelle.

Tutti i tasselli Pantone (anche detti Chip), siano PMS o FHI, sono di una dimensione sufficientemente grande per garantire la misurazione digitale, sono disponibili in tutto il mondo e sono formulati per garantire costanza e stabilità cromatica.

Perché mantenere i propri Pantone costantemente aggiornati

Le schede e i tasselli Pantone PMS si possono distinguere in due diverse categorie a seconda della carta o della finitura su cui verrà stampato il colore scelto:

  • Pantone Coated – identificato dalla lettera C – è il riferimento per la carta patinata (come ad esempio le riviste). Le schede e i tasselli sono stampati su carta di grado 1 con grammatura 148 g/m2.
  • Pantone Uncoated – identificato dalla lettera U – è invece utilizzato per le applicazioni su carta non patinata e usa carte di grado premium con grammatura 118 g/m2.

I prodotti FHI utilizzano invece un rivestimento in nitrocellulosa, sviluppato tramite una formulazione a pigmenti e confrontati con lo standard in cotone SMART Swatch di Pantone.

Nonostante l’alta qualità produttiva, tuttavia, i colori delle schede Pantone non sono eterni. La carta stessa, per il continuo contatto con la pelle, per l’incidenza della luce e dell’umidità, è soggetta a ingiallimento. Inoltre lo sfregamento tra i diversi fogli della mazzetta potrebbe causare la perdita di pigmento, variando così il colore stampato e alterando il riferimento originale, garantito dalla casa madre.

Oltre ai fattori legati all’usura del materiale, un aggiornamento costante del catalogo è indispensabile per non perdere nessuna delle nuove tinte. Mancare un aggiornamento significherebbe perdere gli ultimi colori e le nuove tendenze richieste dal mercato.

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